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RISULTATI E CONCLUSIONI
Risultati
I fase
Il lavoro svolto ha evidenziato l’andamento durante la stagione vegetativa
degli accrescimenti del noce. Si è osservato uno sfasamento di circa una mese
tra l’inizio dell’incremento apicale (inizio aprile) e quello in circonferenza
(fine mese di aprile), questo si riferito al fusto principale, sia alla
ramificazione di primo ordine. Entrambi gli incrementi raggiungono il loro
massimo nel mese di luglio (getto di San Giovanni) dopo un rallentamento nel
mese di giugno, e terminando nuovamente sfasati: quello relativo all’attività
cambiale circa a metà settembre, mentre quello apicale alle fine di agosto.
Nei noci soggetti a “scoronatura” l’accrescimento della freccia apicale dei
noci potati sia stato praticamente lo stesso di quelli non potati e così pure
l’emissione dei rametti sul getto dell’anno precedente non abbia evidenziato
differenze. Vanno comunque evidenziati diversi aspetti che potrebbero avere
influito su questa prova come ad esempio il controllo epinastico nelle
latifoglie è di norma molto più debole nelle latifoglie che nelle conifere, per
cui è possibile che il momento dell’anno in cui viene realizzata la potatura
influenzi o meno, in concorso con l’andamento climatico, lo sviluppo successivo
con la formazione dei getti e delle nuove gemme. Il “taglio di ritorno”
evidenzia risultati positivi, limitando lo sviluppo diametrico dei rami laterali
di primo ordine soggetti a questa operazione di accorciamento, garantendo
comunque un ottimo sviluppo vegetativo. Questo sembra un ottimo vantaggio nella
gestione dei rami che devono essere mantenuti sulla pianta, in quanto al momento
in cui questi verranno tagliati a livello del cercine, le ferite provocate dalla
potatura saranno di minori dimensioni.
II fase
Nella prima sperimentazione sul ciliegio, gli alberi si sono accresciuti in
maniera ridotta, con un incremento medio del diametro di appena 2,1 mm ed una
riduzione media del getto apicale di 22,6 cm rispetto a quello dell’anno
precedente; questo probabilmente è da imputarsi all’andamento climatico del
2003. Il numero di rami è invece più che raddoppiato, passando in media da 6 a
14. E’ interessante notare come la posizione dei rami di nuova formazione
rispecchi piuttosto fedelmente l’architettura dell’albero all’inizio della
stagione vegetativa: infatti, prendendo in considerazione il parametro della
posizione del singolo ramo sul fusto, si rileva che la distanza media tra i rami
(che in realtà non da una immagine reale della distribuzione, in quanto nel
ciliegio spesso i rami si riuniscono in verticilli), non muta sostanzialmente
con i nuovi rami, passando da 7,7 a 7,4 cm.
I brachiblasti si distribuiscono con una certa regolarità lungo il getto
apicale. Inoltre, in queste piante non potate, essi si formano soprattutto sul
getto apicale e solo in minima parte nella parte centrale della chioma e al di
sotto della stessa.
I nuovi rami si sono formati soprattutto a livello del getto apicale (in
media 6,8), mentre nella parte centrale (0,38) della chioma ed in quella
sottostante (0,33), il numero dei nuovi rami è estremamente ridotto e limitato a
sole 7 piante.
Nella seconda sperimentazione alla fine del periodo vegetativo gli incrementi
sono stati nel complesso ancora molto omogenei ed elevati, in media 1,8 cm il
diametro e 1,3 metri l’altezza, pari rispettivamente a +45% in diametro e +36%
in altezza. Nel confronto tra i gruppi, l’incremento dei diametri è
assolutamente paragonabile, mentre, in merito alle altezze, quello relativo alle
due epoche di potatura risulta essere pressoché identico e quello dei testimoni
è invece inferiore di circa 30 cm (-6%). Sembra quindi che la pianta
indisturbata e non ancora in fase di competizione con quelle vicine tenda ad
“allargare” la chioma piuttosto che innalzarla. Rispetto al numero di rami, le
piante con potatura invernale hanno avuto un incremento del 56%, paragonabile a
quello delle testimoni (+58%), mentre quelle con potatura estiva il numero di
rami è aumentato di quasi la metà rispetto agli altri due gruppi.
Il diametro medio del ramo di dimensioni maggiori (ramo di due anni) ha
dimensioni paragonabili del diametro nei testimoni (2,3 cm) e negli alberi
potati con potatura estiva (2,2 cm), mentre risulta inferiore di circa 5 mm in
quelli con potatura invernale. Dato che i rami di primo ordine presenti sugli
alberi, e soprattutto quelli di dimensioni maggiori, sono stati potati con
potatura di ritorno (cimati), è ipotizzabile che la potatura estiva, eseguita
quando la grande spinta dell’accrescimento primaverile è già in fase calante,
arrivi troppo tardi per avere un effetto nei confronti di un accrescimento
ridotto del ramo. In merito ai brachiblasti presenti sul fusto principale
dell’albero, il loro numero è in tutti tre i casi aumentato, ma con valori
inferiori e molto simili nei testimoni (+13%) e nelle piante con potatura estiva
(+11%) ed in modo decisamente superiore in quelle con potatura invernale (+37%).
Mentre nelle piante a potatura invernale il numero di brachiblasti aumenta sia
nella parte inferiore del fusto (+40%) che in quella superiore (+35%), nei
testimoni e negli alberi a potatura estiva l’incremento è a carico della parte
alta della chioma, mentre in quella bassa il numero tende a rimanere invariato o
addirittura a diminuire nei testimoni.
III fase
La sperimentazione ha evidenziato come sia gli incrementi diametrici ed in
altezza degli alberi non sono risultati statisticamente differenti (P<0,0095)
nelle diverse tesi (replicativa, cassage, testimoni) sia nei noci di tre anni
che in quelli di due anni. Gli incrementi diametrici nella stagione vegetativa
di studio sono stati di circa 11 mm (3 anni) e 10 mm (2 anni). Il getto apicale
si è allungato in media di circa 160 cm in entrambe le prove.
Per quanto concerne il diametro dei rami di primo ordine al punto di
inserzione nel fusto, nel campione di tre anni alla fine della stagione
vegetativa le differenze tra alberi testimoni (diametro medio del ramo (15,4 mm)
erano statisticamente significative (P<0,0095) con quelle dei rami degli alberi
sottoposti a cassage (13,3 mm) ed a potatura replicativi (13,8 mm). Tale
differenza non è stata osservata nel campione più giovane di alberi di due anni.
La causa del mancato effetto degli interventi di potatura può essere ipotizzata
nel ridotto numero di rami presenti sugli alberi di due anni (in media 8 contro
i 25 di quelli di tre anni), per cui le piante hanno forse comunque concentrato
le risorse anche sui rami cassati o potati. Sarà comunque necessario proseguire
la sperimentazione.
Conclusioni
In termini generali è possibile concludere che le tecniche di potatura
sperimentate sia su noce che su ciliegio non hanno apportato riduzioni
all’accrescimento degli alberi e quindi alla produttività dell’impianto di
arboricoltura da legno.
Nel noce le potature proposte (replicativa e cassage) hanno evidenziato la
capacità di ridurre l’incremento diametrico dei rami di primo ordine permettendo
una migliore qualità del toppo da lavoro di pregio, obiettivo finale
dell’arboricoltura a ciclo lungo con specie nobili.
Nel ciliegio, specie che in gioventù tende a formare verticilli, è stata in
particolare evidenziata l’importanza del ruolo dei brachiblasti che permettono
di compensare la perdita di parti importanti della chioma senza ridurre gli
accrescimenti e mantenendo elevata la qualità del toppo da lavoro grazie al
diametro ridotto del ramo.
Nel complesso si ritiene l’esperienza positiva in quanto la sperimentazione
ha permesso di verificare l’effettiva efficienza di metodi di potatura
innovativi e tradizionali dei quali poco o nulla si sapeva nell’ambito
dell’arboricoltura da legno. Una certa difficoltà ed imbarazzo sono stati invece
percepiti nel fatto di dover “rincorrere” le problematiche che incalzavano,
anche perché proprio in concomitanza con il progetto la gran parte degli
impianti di arboricoltura realizzati con il reg. CEE 2080/92 giungevano in
quegli anni nella fase critica della necessità di effettuare le potature. In
particolare si ritiene assolutamente necessario proseguire il lavoro sia per
seguire la sequenza temporale delle potature (la lunghezza minima del toppo da
lavoro non può di norma essere raggiunta in una sola stagione vegetativa), sia
per l’approfondimento di quegli aspetti che hanno lasciato alcune perplessità
come ad esempio la necessità di mantenere una forte dominanza apicale negli
alberi ed il ruolo del numero di rami (quantità di chioma) nei ritmi di
accrescimento degli stessi.

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